A margine della lite che infiammò il paese di Suisio nel 1766 a seguito della pretesa dei fabbriceri della nuova parrocchiale di demolire la chiesa di s. Lorenzo, scoppiò anche quella per il nuovo cimitero. L’intento dei fabbriceri era quella di togliere agli abitanti di Castelletto ogni possibile pretesto per opporsi alla demolizione, compreso quello della mancanza di un cimitero in alternativa a s. Lorenzo che, secondo l’usanza dell’epoca, veniva adibita a tale scopo da tempo immemorabile. I contradaioli non rimasero con le mani in mano e, già avvezzi alle cause, in una lettera del 14 maggio 1766, contestarono “che li deputati di detta Comunità per la rifabrica di quella V.da Chiesa Parochial concessa dall’Ec.mo Senato come al suo Venerato decreto 26 novembre 1744, ardiscano di proprio arbitrio, di fatto, e d’auttorità divertir il denaro fissato alla rifabrica sud.a, non completa, e di arrogarsi quel denaro, in fraude del sopra detto decreto, nella costruzione d’un altro cimiterio, essistendo già il cimiterio per fatto nella Chiesa sotto il titolo di S. Lorenzo hà li confini di detta Parrocchiale eretto dalla stessa Comunità ab immemorabili, il che non essendo da tolerarsi, …”. Alle contestazioni seguì quella che oggi definiremmo una perizia redatta dal capomastro Antonio Erba, consistente in un disegno con annotazioni del 31 maggio dello stesso anno, purtroppo andato perso, relativo allo stato di fatto della nuova chiesa parrocchiale; nelle “Descrizioni” allegate si legge: “A Altar maggiore ancora rustico e del tutto imperfetto. B Capelle laterali si grandi che piccole mancano d’Altare e di Pauimento e non ancora stabilite. C Caselette in Fondo alla Chiesa senza batisterio. D Pauimento della chiesa ancor non terminato. E Tutti li Ingressi senza le rispetive porte. F Sitto della Sacristia dicesi; non si vede par anco principiato, ne’ pure il Fondamento”. Alla fine la chiesa di s. Lorenzo, parzialmente demolita, venne ripristinata e si eresse anche il nuovo cimitero annesso alla nuova parrocchiale di s. Andrea, come testimoniano la benedizione del plebano di Terno e la prima sepoltura avvenute il 9 marzo 1770; i defunti di Castelletto continuarono ad essere sepolti presso la chiesa della contrada. Il nuovo cimitero ebbe vita breve. Infatti, nel 1806 fu esteso anche al Regno Italico l’editto napoleonico di Saint-Cloud, emanato nel 1804. Sulla base di princìpi igienici ed egualitari, esso vietava le sepolture nelle chiese e nei centri abitati. Di conseguenza le sepolture vennero sospese nel 1809 ed il cimitero trasferito nei campi presso l’oratorio di s. Nazario e Celso già in gran parte demolito, dove si trova ancora oggi; è interessante notare che non vi è un documento ufficiale che attesti senza ombra di dubbio la data del trasferimento; tuttavia, durante l’anno, nel libro dei morti il parroco don Domenico Magri registrava le sepolture fino al 6 Marzo nel “Cimitero” e le successive nel “Campo Santo”. Il locale venne quindi trasformato in una cappella dedicata a s. Luigi Gonzaga, ma la cripta non venne sgombrata fino al 1877 come si desume da una fattura per il trasporto di “tutte le ossa dei morti dalla chiesina annessa alla chiesa parrocchiale olim cimiterio all’attuale campo santo”.(5) Sotto la reggenza di don Cristoforo Albrici, “fu fatto pure acquisto nell’anno 1872 delle due bellissime Statue di S. Giuseppe e di S. Luigi, ambedue opere del bravo scultore Luigi Carrara di Bergamo, nativo di Oltre il Colle”, come testimoniato dal suo successore don Antonio Codalli. La statua di s. Luigi è ancora oggi custodita nella nicchia dell’altare della cappella, che venne restaurata nel 1879 con l’otturazione della volta delle sepolture con sassi e ghiaia, per la formazione del piano del nuovo pavimento rifinito con pianelle di cemento. Nel corso del ventesimo secolo la cappella venne dapprima destinata al catechismo dei ragazzi per poi essere impiegata come ripostiglio. Tra le varie cose accatastate vi erano anche alcuni quadri in pessimo stato di conservazione restaurati solo a partire dai primi anni ottanta. Nel 1992, don Angelo Salvetti, in accordo con il consiglio parrocchiale per gli affari economici, decise di intraprendere il restauro della cappella. L’idea era quella di celebrarvi le messe feriali, particolarmente d’inverno per risparmiare sul riscaldamento della parrocchiale. Durante i lavori, terminati verso la fine del 1993 ed eseguiti con il concorso del restauratore Francesco Battaglia sotto la direzione tecnica dell’architetto Angela Betelli, vennero alla luce alcuni affreschi nascosti sotto l’intonaco. In archivio è disponibile un’abbondante documentazione. La cappella non venne però assiduamente utilizzata a causa della mancanza dell’impianto di riscaldamento. Nel corso dei restauri del 2012, in seguito all’asportazione del pavimento, si è potuto constatare che la cripta è quasi completamente ostruita da detriti e che il soffitto è costituito da tre volte a botte in mattoni pieni; se ne possono vedere due piccole parti attraverso altrettante lastre in vetro. La realizzazione dell’impianto di riscaldamento consente ora di celebrarvi le messe feriali anche d’inverno. Vi sono state ricollocate anche le tele dei misteri gaudiosi e dolorosi (che erano state temporaneamente poste in casa parrocchiale) e la crocifissone del Peverada (1771) che per molto tempo era rimasta in sagrestia sopra l’ingresso. A seguito del ripristino della cappelletta del battistero, dalla chiesa parrocchiale è stata trasferita anche la statua della Madonna Adolorata, opra di Angelo Gritti del 1942.