La chiesina di San Floriano è la più piccola tra gli edifici religiosi di Suisio, ma è forse quella che può vantare un passato maggiormente affascinante e complesso. L’aspetto miserevole, frutto di decenni di incuria e abbandono, con il quale si è presentata agli occhi degli abitanti di Suisio per tutto il Ventesimo secolo, ha un lungo impedito di scorgere il mistero che si celava dietro quelle mura cadenti.Anche la scarsità di documenti che la riguardavano non ha aiutato a comprenderne l’importanza, prova ne è che lo stesso Tasca nel suo accurato studio di quasi 40 anni fa, le dedicò solo pochi accenni.
Solo oggi, grazie all’affermarsi di una sensibilità storica interessata, si è potuto usufruire di una maggiore documentazione, reperita sia presso l’archivio della Curia che nelle pubblicazioni presenti nella biblioteca civica “Angelo Maj”. Essa probabilmente sorse nel X secolo per volontà dei proprietari del castello, che vollero intitolarla a Floriano il cui culto era allora noto e diffuso, grazie agli invasori germanici, tanto che ad esso era intitolato, insieme a San Lorenzo, anche un altro tempio della zona, poi divenuto parrocchiale.
La cappella di San Floriano, presente nella fortezza, per molti secoli legò la propria storia a quella del fortilizio. E il suo momento peggiore fu nella primavera del 1509, quando il castello di Suisio venne incendiato e completamente distrutto dalle truppe brianzole che appoggiavano l’esercito francese invasore. L’edificio religioso però restò in piedi, malridotto e disadorno, ma nel rogo del castello andarono perse tutte le carte che ci avrebbero aiutato a provare l’antichità e specificità della sua origine.